Il passato rimosso e il non detto
L'ultimo bagliore, di Giuseppe Filidoro è un bel romanzo; e ben costruito. C’è l’abilità di chi sa scrivere, la curiosità e la pazienza di chi sa ascoltare le persone e le loro vite scombinate – l’autore è psichiatra e psicoanalista.
Il libro ha la struttura del giallo e tiene il lettore avvinto fino alle ultime righe, che sciolgono la storia e riannodano diversamente il racconto; e con esso le vite, i vissuti e gli affetti dei personaggi. Ci sono oscuri presagi da interpretare, strane coincidenze che insistono; c’è un delitto atroce… ma forse colpevole, in questo caso, è soltanto il destino che, con un tocco di assurda caparbietà che si nasconde nel cuore degli uomini, lega lo spazio di due generazioni a un misterioso non detto. Giuseppe Filidoro sa mettere in scena con profonda sensibilità la sofferenza umanissima (e quanto comune a noi tutti, se ci pensiamo bene) di queste famiglie, di questa gente del sud le cui vite sono tutte rimaste incompiute, in sospeso. E che aspettano, in una terra di nessuno, che qualcosa cambi. Finché un terremoto sarà l’occasione perché i personaggi – schiacciati dall’angoscia e dalla colpa – si ritrovino all’improvviso a districare i nodi, a ricomporre i pezzi disgiunti delle loro esistenze; e ricostruire il quadro di un passato sicuramente insensato ma per questo troppo, troppo umano. Sarà il recupero del passato rimosso che, come in un’analisi, pacificherà gli animi di Betta “la strana”, di un prete forse troppo bello e arrendevole, di un uomo incupito nella sua follia d’amore, di una madre e una sorella che vivono nella tristezza e nel rancore. Lo stile di Giuseppe Filidoro ricorda La lettera scarlatta. Leggetelo, ne vale la pena.
Piero Feliciotti.
Il segreto e la compassione
Un romanzo che accosta il lettore alla sofferenza dell'animo umano, ai turbamenti profondi che scuotono il Sè quando ne siano state violate le origini. Il tema del segreto, del non detto, che lascia tracce perpetue di inquietudine in chi lo custodisce ed ancor più in chi ne è inconsapevole depositario, si traduce, nel contenuto e nello stile letterario di questo bellissimo romanzo, in una trama imbastita di suspense fino al suo epilogo, che svela, allora, quale ultimo bagliore in una drammatica e buia vicenda umana, la "verità". Una verità attesa dal lettore quanto ricercata dalla protagonista del romanzo, e che, nel sorprendere, si fa pur via intravedere nelle intensissime pagine che la precedono. Una conclusione che appaga l'impegno del lettore ad aver pazientato, fino alla fine, a conoscerla, e che, proprio in essa, libra la potenza emotiva racchiusa in tutto il romanzo.
Un romanzo, questo, che muove nel lettore sentimenti di autentica com-passione nei confronti di tutti i suoi protagonisti, nel riconoscimento della fragilità quale dimensione umana che, in fondo, appartiene a ciascuno di noi.
Antonella Cora
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